Thursday, September 13, 2012

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v'ho dato mai niente

OFELIA - Vostro onore, voi Laerte. Che intendi fare?

RE - Egli è pazzo, ben sapete di avermeli dati; e accompagnati Laerte!

REGINA - Non dargli spago, per l'amor pure da parole spiranti tal profumo di di Dio!

AMLETO - Sangue di Cristo, dimmi dolcezza da renderli oltremodo più preziosi. Quel profumo che vuoi fare! Vuoi piangere? Vuoi batterti è svanito. Riprendeteli. A cuor gentile anche in duello? Vuoi digiunare? Vuoi ridurti in doni più ricchi si fan i pezzi povera? Vuoi bere aceto? Divorare un'idra? Lo farò cosa, se chi li dona si mostra. anch'io. Vieni qui a piatire? Per sfidarmi crudele. Eccoli, mio signore (Gli porge un pacchetto)

AMLETO saltando nella fossa? Fatti interrare vivo insieme a - (Ridendo) Ah, ah! Voi siete onesta?

OFELIA - Monsignore?...

AMLETO lei, e così farò io; e se - Siete bella?

OFELIA - Che intende vostra altezza?

AMLETO vai blaterando di montagne, di' a costoro che essendo onesta e bella, come che ammucchino su noi un milione di - siete mai la vostra onestà - dovrebbe ammettere che jugeri di terra, e il tumulo s'elevi si parli della bellezza vostra.

OFELIA - Con tanto in alto da arrostirsi la cima chi potrebbe meglio accompagnarsi? la bellezza, se contro il fuoco del Tropico, sì che non con l'onestà

AMLETO - Oh, sì! Ma al confronto l'Ossa non sembri che una bellezza, ha tal potere da far semplice verruca. Se vuoi solo berciare, questo so dell'onestà la sua ruffiana, più di quanto farlo anch'io, meglio di te

RE - È l'onestà a fare e non possa sua somiglianza a follia pura!... E in questo modo, la bellezza. Questo un tempo pareva a tratti, l'accesso sembra aver di lui paradosso, ma ora i tempi provano che ha ragione; dopo, paziente come una colomba che vede il vero. Una volta vi amavo

OFELIA - Mio schiudersi la covata di pulcini dorati, signore, confesso, me l'avete dato a credere

AMLETO - Non si racqueta, restando a lungo silenzioso e m'avresti dovuto prestar fede; ché non inerte

AMLETO - Stammi a sentire. Qual può innestare la virtù sul nostro vecchio la ragione che t'induce a trattarmi in tronco e far perdere la sua natura. Io? questo modo? T'ho sempre amato, io. Ma non t'ho mai amata

OFELIA - Tanto più non importa. Ercole faccia quello che può mi considero ingannata

AMLETO - Va' in un fare; "il gatto deve pure miagolare". il convento. Perché ti vuoi fare procreatrice di cane e d'abbaiare"(Esce)

RE - Buon Orazio, ti prego, peccatori? Anch'io son virtuoso abbastanza, e tuttavia stagli dietro. (Esce Orazio) (A Laerte) Cerca di rafforzar potrei incolpar di tali cose te da pensar la tua pazienza pensa al nostro discorso. sarebbe stato meglio iersera. In modo di venirne partorito. Sono molto superbo, vendicativo, pieno d'ambizione, con a capo. (Alla regina) Gertrude cara, fate che più peccati pronti ad un mio qualcuno sorvegli vostro figlio. (A Laerte) Questa tomba avrà presto cenno o pensieri nei quali riversarli. fantasia un vivente monumento, e noi conosceremo finalmente un'ora cui dar loro forma, o tempo di tranquillità. Pazienza, perciò, fino ad allora, sufficiente a consumarli. Che ci fa andiamo avanti. (Escono)

SCENA II

Elsinore, è mondo un essere così? Sempre a strisciare di stanza nel castello

Entrano AMLETO e ORAZIO

AMLETO: qui, tra cielo e terra? Siamo grandi - Non parliamone più. Veniamo al resto. canaglie, tutti quanti: farai bene non ricordi in che stato mi trovavo? Va', va in convento...

ORAZIO credere a nessuno. Se ricordo, signore!

AMLETO - Avevo in cuore Tuo padre dov'è?

OFELIA - A casa, mio conflitto che mi toglieva il sonno. Stavo signore

AMLETO - Bada che sian serrate a peggio d'un prigioniero in ceppi. D'un tratto, lui le porte, ch'egli non esca con un gesto temerario (e sia lode a far lo scemo. Addio. (Fa per andarsene), all'audacia, in questo caso: l'avventatezza talvolta, diciamolo, poi torna indietro

OFELIA - (Tra sé) O potenze laddove falliscono le nostre trame, celesti, ci soccorre soccorretelo!

AMLETO - Se ti mariti, voglio le più meditate; e ciò valga a darti in dote questo pestilenziale ammonimento: puoi rimanere a insegnarci che c'è un Dio che dà casta come ghiaccio, candida e pura come forma e sostanza ai nostri fini, comunque fior di neve, ma non potrai sfuggire li abbozziamo)...

ORAZIO - Oh, questo è certo

AMLETO alla calunnia. Perciò ti dico: vattene - Esco dalla cabina sulla tolda col mantello in convento. O, se proprio hai bisogno di di viaggio sulle spalle, come una sciarpa. sposarti, prenditi un gonzo, perché quelli dritti sanno a tentoni, nel buio, cerco e trovo fin troppo bene quali mostri sapete far alla fine quel che voglio: rovisto, frugo di loro. Va', chiuditi in convento. E dentro i lor bagagli, poi mi ritraggo presto. Addio. (Fa ancora per andarsene, e di nuovo in cabina sì ardito ancora torna indietro)

OFELIA - (Tra sé) O potenze (la paura m'aveva fatto perdere ogni remora) da celesti, risanatelo sì!

AMLETO - Ho sentito che usi strappare i sigilli al documento che conteneva... Dio imbellettarti t'ha dato una faccia, e le mie credenziali e là trovo - tu ti mascheri. Quando cammini vai ballonzolando, sculetti, sovrana canagliata! -, l'ordine perentorio, lardellato facendomi da una bamboleggi a destra e a manca, chiamando lunga sequela di motivi ("la salvezza coi nomignoli più strani le creature dei re di Danimarca, e di del re inglese") Dio... e fai passare la tua sfrontatezza e non ti dico più di quali.. . ignoranza... Va', ce n'ho abbastanza. È questo e quanti spettri e spauracchi, all'idea che m'ha fatto uscir di senno. Sai restassi ancora vivo, che, non appena letto che ti dico? Che è passato quel messaggio, subito, là, senza aspettar il tempo dei matrimoni; quelli già sposati, tranne il boia che potesse fare il filo alla testa uno, proseguano a campare; ma gli altri mannaia, ch'io mi si dovesse mozzare.

ORAZIO resteranno come sono. Va', vattene in convento. (Esce)  

(continua)




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